Becoming Minimalist: newsletter n. 12
by albi69
Edizione un po’ autocelebrativa per la newsletter di Becoming Minimalist. Diminuiscono i link a risorse esterne in favore dei link ai post più letti del blog di Joshua Becker. Comunque interessanti per chi si è appassionato all’argomento.
• Secondo un’indagine pubblicata da Mashable, l’87% dei lavoratori americani ammette di lavorare troppo. Un’interessante infografica (qui)
• Sorpresa! I latinoamericani sono le persone più felici del pianeta (qui)
• La domanda è sempre la stessa: una vita al minimo aiuta ad essere felici? (qui)
Qui di seguito i post più letti dell’anno su Becoming Minimalist
• A proposito di buoni propositi per l’anno nuovo, ‘non possedere cose, è meglio che disfarsene’ (qui)
• 7 problemi molto comuni che possono essere risolti possedendo meno cose (qui)
• Una mini-guida al decluttering casalingo (qui)
• Intervista a Daniel Suelo, l’uomo che deciso di vivere senza denaro (qui)
Quello che dici, aggregazione per realizzare, lo penso anch’io, ma solo se è un minimalismo “che incide” in qualche modo, ovvero con scelte che abbiano un senso anche collettivo, di peso insomma. Finora però non c’è nessun segnale collettivo. Per dirne una, a mio avviso, il movimento vegetariano nella sua piccolezza ha inciso molto di più. La produzione di carni con relativi ormoni, antibiotici, distruzione di terra, acqua, etc… nella misura industriale che conosciamo oggi è un disastro ambientale ma soprattutto sanitario nel lungo periodo. Ecco, quella è una scelta che incide e che ha creato un movimento, anche se è una goccia nell’oceano, però è anni luce avanti a qualunque forma aggregata di “minimalismo” finora conosciuta, non tantoi in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi, come “efficacia” dell’azione (rinuncio a nutrirmi di carni).
Poi anche il no al nucleare è stato importante, anche se emotivo, la rinuncia a costruire quei mostri inutili e già obsoleti, oltre che letali.
Il resto per me sono, appunto, gratificazioni, magari benessere personale, pulizia personale. Però, soldi permettendo, se io avessi una signora delle pulizie che mi alleggerisce dall’ingrato compito di rassettare, pulire, stirare, etc… la mia gratificazione sarebbe molto, molto maggiore in termini di tempo e vita vissuta. La gratificazione personale quindi è qualcosa che rifugge dal minimalismo o consumismo, ha a che fare col benessere.
In Italia manca proprio una seria cultura di base, che non può però essere personale (quella c’è senz’altro ma è personale e comunque influisce poco) ma dev’essere sociale, diffusa, pervasiva, collettiva e anche politica, altrimenti rimangono cose con pochissima efficacia.
Vi sono paesi in cui questa cultura è presente, quella del rispetto in fondo per le proprie risorse, ma in Italia non attecchisce, eppure il nostro Paese sarebbe perfetto per un’economia fondata sulla bellezza del territorio e non sul suo sfruttamento.
Cose troppo grandi, al momento.
Ciao!!!
Ho deciso di uccidere tutti i minimalisti. Mi consola il fatto che in realtà in Italia non ce ne sono.
Sembra una battuta ma ho visto ciò che ha realizzato in sicilia mio zio dopo una vita trascorsa in Germania, lì riciclano praticamente tutto e puntano all’autosufficienza. Infatti lui è esterrefatto dello spreco in Italia. Anche le scuole sono “maasimaliste” insegnano un mucchio di cose che poi saranno inutili e ci si laurea sempre troppo tardi, rispetto agli altri paesi europei. Per dirne una.
Ho deciso di uccidere tutti i minimalisti italiani. Appena ne becco uno serio, gli faccio qualche domanda e se risponde bene, lo stiro.
Requisiti minimi per essere assassinato da me saranno i seguenti: naturalmente dovrà essere vegetariano, usare i mezzi e non l’auto anche a costo di restare un ora seduto e di fare sacrifici, non prendere mai l’aereo e fare unicamente vacanze a chilometro zero. Sono le principali fonti di inquinamento su cui esercitiamo un controllo diretto, ad personam. Queste sono cose facili, le faccio io ogni giorno che non sono minimalista. Soprattutto l’allevamento per alimentazione è una bomba ecologica e sanitaria passata sotto colpevole silenzio. Se non rispetta questi minimi non è un minimalista e avrà salva la vita. Se invece queste cose le fa tutte deve iniziare a preoccuparsi.
Poi non deve avere mobili, oppure deve averne pochi e mai comprati, come me, sempre donazioni.
Poi deve comprendere i sistemi, come ho detto prima, deve avere una visione del minimalismo che non è tanto negli oggetti, ma soprattutto nella cultura, nella politica, nella scuola, nella sanità… Se fa queste cose, e comprende queste cose, allora è un pericolo perché uno così è in grado di cambiare il mondo e io non voglio che cambi, sono un conservatore, lo sotterro.
Però finora di tipi così non ne ho incontrati, solo mio zio e qualche tedesco, ma loro non sono un pericolo per l’Italia, loro non vogliono cambiarla. Al massimo vorranno liberarsene.
A proposito di minimalismo: gettate il forno e comprato la “pentola fornetto” consuma un niente di gas e fa splendide torte, pizze e focacce, e tutto il resto, costerà quindici euro. Tra un po’ la mia ciambella all’arancia dovrebbe essere pronta, mi manca la glassa al cioccolato ma la farò domani! Ero stufo dei panettoni!
Se non ci sentiamo, felice anno nuovo!
Ah, ah… Hai un’idea dei minimalisti un po’ radicale, ma mi hai fatto ridere. Buon anno nuovo anche a te!
Molto radicale, nel senso che se uno si dice minimalista deve fare più di me che non lo sono eppure tutte le cose che ho citato prima le realizzo senza sforzo (sarà l’abitudine, all’inizio è un pò faticoso ma solo il primo mese.
D’altronde però, se uno non riesce neppure a fare queste cose, come si può aspettare di essere preso sul serio?
Poi certo, uno fa ciò che sente e ciò lo rende felice di farlo, ma a quel punto non si differenzia da nessun punto di vista da un altro che fa esattamente le cose opposte, ma è ugualmente contento di farle. Non so se mi spiego. Minimalismo e consumismo, ad esempio, sono esattamente la stessa cosa se il loro unico scopo è quello di gratificare la persona, senza un reale impatto “fuori” dalla persona. Entrambi gratificano, e posso assicurare che gratificano sul serio, e entrambi ad un certo punto smettono di gratificare per entrare in un vuoto di senso se l’unico scopo è la gratificazione.
Buon anno e speriamo in un 2013 migliore!!!!! 🙂
Il minimalismo può anche essere un percorso da intraprendere e quindi da vivere per gradi. Magari che poi non arriva neanche a compimento. Io, per esempio, non dico di essere un minimalista. Dico però che il minimalismo mi piace, che ho adottato alcune condotte che chiamo minimaliste, e che magari con il tempo ne adotterò altre. Mi piacerebbe. Secondo me il minimalismo, adottato da più persone, tante persone, sempre più persone, potrebbe anche portare a dei benefici più allargati (per esempio all’ambiente, ad alcuni aspetti della società e dell’umanità). Sarà anche vero che minimalismo e capitalismo sono uguali se analizziamo solo il loro scopo individuale (come dici tu, la gratificazione). Però i loro effetti sulla società, sulla collettività o sull’ambiente sono nettamente differenti. E questo aspetto non può essere ignorato. Il 2013 deve essere meglio del 2012. Per forza! 😉