In fila al mercato
by albi69
Mi chiedo come si faccia ancora a sostenere il mercato come deus-ex-machina in grado di ripianare le storture dell’economia e della finanza. Eppure c’è ancora chi sostiene che è il mercato (e le sue fantomatiche leggi) che premierà chi merita di essere premiato e punirà chi merita di essere punito. Come fosse un Dio giusto e infallibile, che tutto sa e tutto conosce, che dispensa carezze e strali secondo un senso di giustizia supremo che noi possiamo magari non comprendere, ma mai mettere in discussione.
Il mercato non può essere Dio, questa è un’invenzione da dare in pasto al popolino che affolla i centri commerciali ogni sabato pomeriggio. Dico questo, non confortandomi con chissà quale dotta teoria economica o politica. Lo dico partendo proprio dalla figura di Dio. Dio, per chi ne accetta l’esistenza, può essere anche crudele, vendicativo, violento, incomprensibile nel suo disegno. Ma non può mai essere bugiardo. E allora come si fa a considerare Dio un qualcosa che per sua natura è bugiardo e ingannevole, come il mercato? Pur di autonutrirsi e conservarsi, il mercato promette, ben sapendo che non manterrà. Promette di soddisfare esigenze che ancora non esistono. E così facendo subdolamente le crea. Il mercato usa le sue armi affilate per farti sentire inadeguato, inferiore agli altri. Punta sulla tua paura di essere fuori dai giochi, peggiore rispetto ai tuoi simili. E la paura vende. Fai sentire inadeguata una persona, e quella farà qualsiasi cosa per non sentirsi così, per uscire dalla sua condizione di inferiorità. Il mercato ti inganna offrendoti la più semplice delle soluzioni: aprire il portafogli e acquistare quel bene che (è la sua promessa) ti renderà affascinante come un attore e bella come una modella, ti rimetterà in pari con gli altri, quelli ricchi, belli e infinitamente in gamba. Quelli che la mattina fanno colazione tutti insieme fra larghi sorrisi e frollini omofobi. Quelli che l’IVA può attendere, la nuova BMW no. È impossibile, oggi, non essere coscienti (o convinti) di come da qualche parte ci sia qualcuno che sta facendo qualcosa di molto più fico rispetto a noi… Solo che poi ti accorgi che se anche usi le cialde del caffè al posto della moka, non sei diventato Clooney, o che se anche usi quelle calze lì, non ti viene il culo come la Lopez. E che se anche metti in tavola i frollini di Banderas, comunque la mattina continuano a girare le palle a tutti, adulti e bambini. Hai imparato qualcosa? Assolutamente no, sei già in fila per la prossima promessa.
Metti insieme il mercato e un flusso di informazioni sempre più forte e presente, e avrai una popolazione sempre più convinta della propria inadeguatezza e sempre più disposta a spendere per dare nuova linfa vitale al proprio carnefice.
foto: l’immagine non è mia. L’ho trovata su Internet ma è stata pubblicata su numerosi siti e non mi è possibile risalire all’autore.
Beh, alcuni anni fa il mercato non esisteva nel 50% del mondo che contava, il blocco sovietico, eppure ci si lamentava lo stesso, a ragione. E in molti posti del mondo il mercato non esiste, ma si uccide lo stesso. Si odia, si invidia, ci si ingelosisce, si brama, si pugnala. Fino al medioevo il mercato non esisteva per la mancata capacità di trasporto e conservazione adeguata dei beni, ma le guerre causavano ugualmente milioni di morti. L’Italia dei comuni e delle signorie, dei borgia disponeva di un “mercato” ridicolo ma le efferatezze fanno rabbrividire ancora oggi. Il mercato è uno strumento non la fonte dei mali. E, in quanto strumento, se ne frega di ciò che si pensa di lui. Saluti.
Sì appunto, è uno strumento. Ed è decisamente sopravvalutato se gli si affidano i destini di popoli e generazioni.
ma una volta i destini di popoli e nazioni si affidavano agli eserciti. il mercato è una guerra condotta con mezzi diversi. quando il mercato fallisce si passa alla violenza e al terrorismo. consiglio il libro “confessioni di un sicario dell’economia” di perkins. il mercato è la forma meno violenta di costrizione. se non funziona per i governati sarà ancora peggio. non c’è soluzione cmq, non c’è mai stata, è l’animo umano che è corrotto. il benessere di cui l’occidente ha goduto finora è stato ottenuto trasferendo le sue guerre, economiche o finanziarie, in altre parti del mondo, altri campi di battaglia. adesso la guerra sta tornando in occidente, dapprima solo col mercato…
Sembra un po’ la teoria sul futuro che ci aspetta, espressa da Casaleggio… Quando fallisce l’economia di mercato, iniziano le guerre…
basta conscere la storia, prima ancora che l’economia. non serve andare tanto lontano. alle scuole medie già incontrai per la prima volta questo concetto. il contesto? una guerra preistorica, età del bronzo, giunta fino a noi: la guerra di Troia. quando fallì il mercato (il commercio) iniziò la guerra (con un buon pretesto per qui tempi, migliore di quelli di oggi). Non c’è niente di nascosto così bene come quello che è evidente.
Tutto giusto. Ma il mio post criticava la sopravvalutazione del mercato. E soprattutto tutte quelle ‘personalità’ dell’economia e della politica che si nascondono dietro l’infallibilità presunta del mercato nel regolare il mondo. Non auspicava la fine del mercato, ma semplicemente una presa di coscienza sulla necessità di imparare a riconoscere per tempo le sue storture e salvaguardare uno spazio d’azione per intervenire quando necessario.