Un Minimalismo nuovo. Diverso. Migliore?

by albi69

Ho trovato un articolo interessante sul blog americano Dumb Little Man. Parla di me, e credo anche un po’ di voi che come me avete trovato, in quest’epoca un po’ precaria, la necessità di mettervi sulle tracce di un modo più equilibrato di vivere. È un’interessante analisi di questa ondata di minimalismo-al-tempo-della-crisi. L’originale è qui. A seguire c’è la traduzione e alcune mie considerazioni. Ovviamente aspetto le vostre.

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Il nuovo, migliorato Minimalismo: consumare meno e vivere di più
50 anni fa, una bottiglia da mezzo litro di Coca-Cola veniva considerata una porzione per tre persone, il che significa che, in proporzione, una bottiglia da due litri di oggi, dovrebbe bastare per una famiglia di 12 persone. In questo mondo di fantasia, una bella pizza dovrebbe bastare per un’intera squadra di softball. Io non so voi, ma io riesco a spolverare una pizza intera da solo, e mi resta spazio anche per i grissini. Allora, che cosa è cambiato? I nostri stomaci si sono ampliati per contenere più cibo? Senza saperlo abbiamo sviluppato un nuovo intestino?

Abbiamo bisogno di PIÙ per essere soddisfatti, in ogni cosa. Questo significa più bibite, popcorn e patatine fritte, ma significa anche più sesso, alcol, televisione, informazione, e rumore. Di più dalle nostre mogli, famiglie, amici e dipendenti. Di più da noi stessi, anche. Di più per essere felici. Di successo. Soddisfatti.

Non c’è da meravigliarsi che sempre più persone stiano abbracciando il minimalismo, la semplice idea di aver bisogno di ‘avere di meno e vivere di più’. Un richiamo a fare ‘senza’. Era ora, per quanto mi riguarda, specialmente visto che io il mio iPad e il mio nuovo iPhone 5 ormai ce l’ho, a dimostrazione che il minimalismo è molto più invitante quando abbiamo già quello che vogliamo. Ovviamente la verità è che la maggior parte di noi abbraccerebbe il minimalismo con più probabilità in caso di tempi difficili, e infatti la recessione è terreno fertile per il reclutamento di nuovi minimalisti. Non appena perdiamo il lavoro, o ci ritroviamo con il conto in banca vuoto, cominciamo tutti a correre verso Walden Pond (cit. Walden – Henry David Thoreau). E non è una cosa orribile. La vita funziona spesso così.  Con le difficoltà arriva anche l’opportunità di trasformare le disgrazie in un percorso verso un significato più grande. Tuttavia, io sostengo che il minimalismo non dovrebbe essere una risposta istintiva ai tempi duri. Non è solo il ‘piano B’ per la prossima crisi finanziaria. Il minimalismo è il nuovo ‘piano A’. Il nuovo grido di battaglia per vivere la vita più consapevolmente. Ma attenzione a non sbagliare. Non sto parlando di un minimalismo tipo “stacca la spina e produci il tuo formaggio”. Questo è un minimalismo nuovo e migliorato. È meno duro, più gentile, e non gli importa se ti tieni il tuo iPad. Ecco tre suggerimenti per iniziare oggi.

 

Suggerimento # 1: Tieni la Ferrari. Elimina l’attaccamento.

Il nuovo minimalismo non significa fare a meno, ridimensionare o negare se stessi. E  questo significa che se vuoi una Ferrari o un paio di mutande da cento dollari, è giusto che cerchi di averle. Il nuovo minimalismo significa essere in grado di possedere cose, senza che le cose ci posseggano. I nostri beni non sono buoni o cattivi. È solo il modo in cui ci attacchiamo ai nostri beni che può portarci sofferenza. E questo è vero sia che si parli di un minuscolo monolocale sia che si parli di una villa sulla spiaggia. La maggior parte di noi non riesce a dare una definizione di questo attaccamento, ma conosciamo bene qual è la sensazione. È quella smorfia di dolore che ti viene quando vedi un graffio sulla tua nuova auto. Il modo in cui i tuoi occhi si gonfiano quando ti cade l’iPhone nella toilette. È il comprare qualcosa che non possiamo permetterci, il volere qualcosa di cui non abbiamo realmente bisogno, il credere che possedere ‘qualcosa’ ci possa far sentire completi. È un brutto labirinto in cui rimanere intrappolati, e c’è solo un modo per fuggire. Dobbiamo dimostrare a noi stessi che le “cose” non ci danno la felicità. Sappiamo tutti che questo è vero. Almeno a livello conscio. Ma in fondo, la maggior parte di noi  si comporta come se non lo fosse. Suonerebbe benissimo scritto su un adesivo, ma è dura sperimentarlo, soprattutto perché sappiamo che… quelle scarpe Prada tempestate d’argento starebbero davvero bene ai nostri piedi! E quanto potrebbe migliorare il nostro golf con quel nuovo set di bastoni… Automobili. Vacanze. Maxischermi tv. Ci piace la nostra roba. Ora, niente panico! Non sto suggerendo di vendere subito tutto, o di donare tutto alla comunità Amish più vicina. Non abbiamo bisogno di sbarazzarci dei nostri beni. Abbiamo solo bisogno di dimostrare che possiamo vivere senza di loro. Afferra la mia mano e lo faremo insieme. Terapia di disintossicazione. Per un mese. Inizieremo con l’impegno tradizionalmente minimalista a smettere di acquistare o utilizzare cose nuove, costose e scintillanti. Questo significa che è il momento di mettere da parte tutte le cose migliori. Le gemme. I fiori all’occhiello. E non ci fermeremo qui. Una volta fatto questo, troveremo alternative economiche che prendano il loro posto. Sto parlando delle cose più brutte, più vecchie e più fuori moda che si possano trovare. La roba che ti vergogni di ammettere che possiedi. Le cose saranno diverse per ognuno di noi, ma si tratta essenzialmente dello stesso impegno: ‘usare’ molto meno di quanto si desideri fare. Usa il cellulare di tuo nonno,  l’auto di tuo figlio, prendi i mezzi pubblici. Indossa abiti vecchi o scarpe ammaccate, usa mazze da golf rotte e attrezzature dello scorso anno. Trascina quel vecchio televisore fuori dal tuo garage. Blocca l’iPad, metti via i gioielli, e cambia quella costosa bottiglia di vino con quella in offerta che vendono al discount. Sii creativo. E, ricorda, questo non è un castigo. È la liberazione. Stiamo cercando di sentire cosa si prova a non aver bisogno di nulla. È una sfida a vivere la vita in modo diverso, a dichiarare che non è quello che noi possediamo che ci rende felici, ma ciò che facciamo con ciò che possediamo. Questa è Kryptonite per la recessione, ed è il sentiero che porta a una vita più semplice.

Suggerimento # 2: Consuma meno

Il nuovo minimalismo ci chiede non solo di perdere l’attaccamento verso i nostri beni, ma anche di aver meno bisogni in generale, nella vita. Siamo in grado di farlo, semplicemente consumando meno le risorse che ci circondano. Questo non significa che dobbiamo smantellare i nostri impianti di riscaldamento, o filtrare la nostra urina per avere l’acqua potabile. Ma sicuramente possiamo abbassare la temperatura di qualche grado e indossare una felpa in casa. Siamo in grado di tenere l’acqua chiusa mentre ci strofiniamo i denti con lo spazzolino. Possiamo usare meno tovaglioli di carta, meno plastica, meno energia elettrica. Docce più brevi. Lavatrici più cariche. Usiamo lo shampoo fino all’ultima goccia. Raschiamo il fondo del vasetto di burro di arachidi (per noi vale la nutella – n.d.r.). Possiamo mettere di meno nel piatto, di meno nella testa, e di meno nella lista dei nostri impegni. Siamo in grado di ridurre la televisione, i giornali, i film e magari smettere di comprare libri fino a quando non abbiamo finito quello che stiamo leggendo. Ci sono così tante aree della nostra vita in cui siamo in grado di consumare meno. Trova il tuo modo. Ma non viverla come se ti stessi autoinfliggendo chissà quale punizione. L’idea è semplicemente quella di chiedere a te stesso ciò che ti è realmente necessario, in modo da sentirti felice e soddisfatto. Scegli una frazione in più della minima quantità possibile, e sarai ufficialmente diventato un membro del nuovo movimento minimalista. Unisciti a noi al buffet ‘all-you-can-eat’ minimalista, dove viene servito… assolutamente nulla.

Suggerimento # 3: Riempi il tuo spazio con ‘più’

Questo è quello grosso, amici miei. Ci sono un sacco di cose che consumiamo in questo mondo, ma nessuna è più grande dello spazio. Ora, mi rendo conto che la logica suggerirebbe che tutti occupiamo più o meno la stessa quantità di spazio fisico. Ma la verità è che ognuno di noi ne ha in diversa quantità, a seconda di come usa lo spazio che ha a disposizione. Di come vive la propria vita. Certo, possiamo sostenere la nostra famiglia, pagare le tasse, o anche fare volontariato ogni tanto, ma non sempre è sufficiente. A volte abbiamo bisogno di fare di più. E sì, finalmente c’è un “di più” che possiamo abbracciare. Un “di più” che ci libererà da tutti gli altri “più”. L’ultima sfida per il nuovo minimalista è quella di smettere di succhiare prezioso ossigeno senza dare nulla in cambio. È una sfida a riempire lo spazio che abbiamo a disposizione di energia positiva, con il nostro esclusivo marchio fatto di entusiasmo, compassione e amore. È la nostra sfida a vivere una vita in cui cercare sempre nuovi modi per contribuire a migliorare il nostro mondo. C’è un vicino che ha bisogno di una mano? Una causa da poter abbracciare? Un amico che ha bisogno di una spalla su cui appoggiarsi? Come possiamo sfruttare il nostro tempo, il nostro talento e la nostra competenza, il nostro cuore, la mente e lo spirito, in modo da rendere questo mondo migliore? Questo è il nuovo minimalismo. Dare più di quanto otteniamo. Mettere dentro più di quanto portiamo fuori. Vivere in questo modo renderà la nostra vita più ricca e significativa di quanto avremmo mai immaginato. Oh, e indovinate un po’… Conservate comunque tutti i vostri giocattoli come fossero un regalo d’addio. Godeteveli quanto potete. Solo non sorprendetevi se un giorno vi sveglierete e vi renderete conto che non significano più quello che significavano una volta. E se il vostro iPhone cadrà nel water, non sorprendetevi se la vostra reazione sarà semplicemente quella di starvene lì a sorridere. È la sensazione della libertà. È il volto nuovo e migliorato del minimalismo.

Di questo articolo mi aveva colpito la parte iniziale, dove l’autore aveva legato la nuova ondata minimalista alla crisi economica che attanaglia il mondo occidentale. Nascono nuovi minimalisti, in soldoni, perché molta gente perde il lavoro e deve stringere la cinghia. Vero, e posso testimoniarlo in prima persona. Ho cominciato a interessarmi a queste tematiche solo dopo aver perso il lavoro. Anzi, anche più tardi. Esattamente quando i miei risparmi sono scesi sotto il  livello di guardia. È normale, dice l’autore dell’articolo, succede sempre così. Però l’equazione è un po’ troppo semplice. Non è solo la perdita del lavoro. C’era qualcosa anche prima. Per come la vedo io è come se fino a quel momento stessi dormendo un sonno tranquillo e pieno di sogni. Poi è arrivata una secchiata d’acqua gelata, e non solo mi sono svegliato, ma piano piano si è anche rimesso in moto il cervello, fino a realizzare che quello che c’era prima era solo un sogno. Ma fra un sogno e l’altro, il cervello qualche obiezione la faceva, come si rendesse conto che il sogno aveva preso il sopravvento. Io lo sapevo che quello che stavo facendo era sbagliato, io lo sapevo che il mio stile di vita non poteva essere quello giusto. Che vivevo al di sopra delle mie possibilità. Ma lo facevo lo stesso, con una sorta di assurda fiducia non si sa bene in cosa, che le cose sarebbero comunque andate per il verso giusto. E cosa ben più grave: io lo sapevo che mentre il sabato pomeriggio ero in giro a fare shopping, dall’altra parte del mondo c’era un bambino che moriva per fame o per malattia. Ma agivo come se la cosa non mi riguardasse. Sì, mi infervoravo sull’argomento durante qualche discussione con gli amici, un dieci euro a Emergency ogni tanto, un 5 per mille all’AMREF, ma poi… c’è da organizzare le vacanze, c’è da andare al cinema, ci sono i saldi… non si può sempre stare a pensare a quelli che stanno male. Però il tarlo in testa ce lo avevo. E come me, sono convinto, il tarlo ce l’hanno anche tanti altri che però continuano a guardare altrove, perché tanto il lavoro loro ce l’hanno… e ci dobbiamo pur gratificare in qualche modo… e le vacanze vanno prenotate in anticipo… Forse ‘in nuce’ il minimalista in loro già c’è, come c’era in me. Allora, forse, dire che tanti diventano minimalisti perché è più facile diventarlo quando non ci sono i soldi, non rende giustizia al 100%. Bontà sua, poi, l’autore afferma che il minimalismo può essere anche un piano A, e non solo un piano B di reazione a una situazione di crisi. L’invito al decluttering, al distacco dalle cose che possediamo (e che ci possiedono), a razionalizzare e ridurre i consumi, è largamente condivisibile. È alla fine dell’articolo, però, che arriva il meglio. Perché se il minimalismo ci porta nella direzione opposta rispetto a dove si muove il capitalismo consumista, allora ci porta anche all’opposto dell’individualismo, dell’avidità ‘buona’, come la chiamava Gordon Gekko in Wall Street. E dunque verso l’altruismo, la generosità, verso l’impegno a migliorare il mondo, in qualunque modo possibile. Ce lo siamo sempre chiesto, no? Che ci stiamo a fare qui? Non è necessario devolvere l’intero stipendio ad una Onlus per dare significato alla propria vita. Può essere sufficiente dare una mano, o una spalla, al nostro vicino di casa o collega. Partecipare alle iniziative di quartiere. Usare un po’ del nostro tempo per costruire qualcosa che verrà usato da altri e non da noi. Queste piccole cose riempirebbero gradualmente di significato la nostra vita. E il nostro dirci… minimalisti.

P.S.: non sarò mai un vero minimalista, probabilmente. Ma mi riesce molto difficile pensare che riuscirei a starmene lì a sorridere tranquillo mentre il mio iPhone se va giù nello scarico del water…

Per la foto: qui

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