Unuomo che balla

by albi69

Unuomo esce presto la mattina. Deve portare Uncane a fare la pipì. A Roma la mattina presto fa freddo, anche se è ottobre. Unuomo si alza dal letto e rabbrividisce.

I riscaldamenti sono ancora spenti, e fuori dal piumone l’aria pizzica. Unuomo non fa neanche colazione. Infila i jeans, le calze e la maglietta della sera prima, la felpa e il giubbetto. Unuomo vive solo, quindi non deve far piano quando si alza la mattina presto. Prima di aprire la porta infila collare e guinzaglio a Uncane. Dopo essere uscito ricorda di aver dimenticato, nell’ordine: l’immondizia, i biscottini per Uncane, la mascherina. Rientra. Poi riesce e stavolta ha tutto. Infila la mascherina, scende una rampa di scale, apre la maniglia del portone e infila il vialetto che lo porta in strada. Unuomo ha ancora sonno, e l’aria fredda non è abbastanza fredda da svegliarlo. Gli ci vuole un caffè. Unuomo cerca un buco dove buttare la sua immondizia, poi infila gli auricolari nelle orecchie e fa partire la musica sul so telefono.Nella sua via anche a quell’ora c’è parecchia gente in giro. Tutti portano una mascherina sul viso, perché in giro è pericoloso anche respirare. E così nessuno riconosce nessuno, nessuno saluta nessuno e si fa più in fretta ed è meglio così. Unuomo porta gli occhiali, e gli occhiali gli si appannano subito perché la mascherina il respiro lo fa uscire lo stesso, ma verso l’alto e verso gli occhiali. Allora lui avanza col passo incerto, senza vedere bene dove mette i piedi. Tanto c’è Uncane a decidere dove andare. Gli occhiali appannati sugli occhi, gli auricolari nelle orecchie, la mascherina sulla bocca, Unuomo non vede, non sente e non parla. Tre scimmiette in una. Uncane, con le dovute pause dei cani, lo porta nel solito bar, dove Unuomo beve il suo solito caffè e gli offre un pezzo del suo solito piccolo cornetto. Questa è la parte preferita di Uncane. Poi riescono, la mascherina si rialza e gli occhiali si riappannano. Il passo si fa di nuovo incerto e le pause di Uncane diventano più lunghe. Ora fa più freddo di prima. Unuomo, fermo in attesa che Uncane riparta, improvvisamente muove una gamba (“And I know I was wrong…”), poi di nuovo (“when I said it was true”…). E poi l’altra (“that it couldn’t be me…), e ancora una volta (“and be her in between…). Poi tutt’e due insieme (without you… without you…). A Roma la mattina fa freddo, c’è un virus che uccide e Unuomo che balla.

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