Becoming Minimalist: newsletter n. 1
by albi69
È arrivata, come annunciato, la prima newsletter dal blog americano Becoming Minimalist. E come promesso, ecco qui il mio resoconto. Due parole, intanto, sull’iniziativa. L’autore del blog (e di alcuni interessanti libri a tema, oltre che oratore in varie conferenze) Joshua Becker, è un convinto assertore del proselitismo. Il suo scopo dichiarato è quello di ‘diffondere alle masse’ la necessità, l’importanza o la bellezza dello stile di vita minimalista. Per quanto io sia un convinto ‘wannabe’ minimalista, non mi ritrovo molto in questa sua vena missionaria. Non mi appartiene, tutto qui.
Inevitabilmente, però, il suo primo ‘editoriale’ verte proprio su questo, ovvero sull’importanza di condividere le proprie convinzioni minimaliste, e non tanto via web quanto di persona, con gli amici più stretti, magari davanti a una tazza di caffè. Ecco la traduzione:
Una tazza di caffè è sempre più eloquente di qualsiasi Tweet
20 anni fa la mia famiglia ha acquistato il suo primo computer. Non molto tempo dopo, abbiamo installato una connessione via modem. Il mio mondo è cambiato dall’oggi al domani. E così è successo al vostro, almeno un po’. Le cose sono cambiate molto nel corso degli ultimi 20 anni. Internet ha reso istantanea la comunicazione in tutto il mondo. I blog hanno permesso a tutti di avere una propria piattaforma web. E i social media hanno cambiato il nostro modo di comunicare con gli amici. Il nostro mondo è cambiato. Ma anche in mezzo a un mondo che fatica a tenere il passo con i suoi stessi progressi, alcune cose rimangono sempre uguali. Ad esempio, la capacità di scambiare le proprie convinzioni con gli altri, di influenzarli in qualche modo, trova ancora nei rapporti personali, quelli più autentici, il suo strumento più efficace. È sempre stato così… e così sarà per sempre. I libri hanno il loro scopo, non c’è dubbio. Così l’arte, o i post nei blog, e i feed di twitter. Ma niente può essere paragonato al vero scambio ‘dare e prendere’ offerto nel contesto dei rapporti umani. Le parole che leggiamo su una pagina o su uno schermo vengono sempre filtrate dal loro creatore. Invece non riusciamo a nascondere a lungo il nostro vero io quando siamo in compagnia di un buon amico. E quando i muri vengono definitivamente giù, lo scambio raggiunge il suo massimo potenziale. Questa è una newsletter su questo tipo di influenza. Lo scopo è quello di reclutare, equipaggiare e mobilitare persone che si impegnano nella promozione volontaria di uno stile di vita minimalista. A causa della sua natura, si baserà molto su blog, Twitter, Facebook, Pinterest, StumbleUpon e Reddit (tanto per citare alcuni dei modi in cui queste informazioni possono essere condivise). Ma non lasciare che la natura di questa newsletter sbatta contro la verità di cui abbiamo scritto prima. La nostra più grande capacità di impatto, l’avremo sempre in occasione delle nostre relazioni personali più autentiche con gli altri. Questo mondo non sarà modificato dai feed di Twitter o dagli aggiornamenti di stato su Facebook. Al contrario, servirà un gran numero di conversazioni condotte con amore e pazienza all’interno della propria comunità. Perché una tazza di caffè sarà sempre più eloquente di qualsiasi Tweet.
E veniamo agli altri contenuti della newsletter, quelli a mio parere più interessanti. Come dicevo qui, scopo della newsletter di Becoming Minimalist è anche quello di presentare i post più interessanti pubblicati nella blogosfera minimalista. Questi i quattro presentati in questo primo numero:
Il consumismo come la più pericolosa fra le tossicodipendenze qui
Una guida ‘minima’ al decluttering casalingo (da Becoming Minimalist) qui
Avere un mutuo, le rate della macchina, una casa piena di oggetti, un armadio pieno di vestiti significa essere finalmente adulti e maturi? qui
L’importanza di porre dei limiti alle abitudini più dannose qui
Infine, tre interventi a tema pubblicati sui media americani:
Quanto devi essere ricco, per sentirti… ricco? (da CNBC) qui
Perché le nuove generazioni non vogliono acquistare cose? (da Fast Company) qui
Una ricerca sulla ‘cultura dell’accumulo’ delle famiglie americane (da UCLA Magazine) qui
Buona lettura a tutti. Alla prossima!