Becoming Minimalist: newsletter n. 2 (in ritardo)
by albi69
Pubblico il report della seconda newsletter di Becoming Minimalist in colpevole ritardo (è già arrivata la terza da qualche giorno che pubblicherò a ruota). Mi era arrivata l’8 agosto, il giorno prima della partenza per le vacanze e, forse perché quel giorno non stavo benissimo, non me ne ero neanche accorto. Rimedio subito.
L’editoriale di Joshua Becker parla essenzialmente di comunicazione e di come sia molto più efficace mantenere un proprio stile personale nel comunicare piuttosto che mutuarne uno da chi ci ha preceduti.
La tua voce è la tua voce. Tienitela stretta.
Ho passato troppi anni della mia vita a cercare di essere qualcuno che non ero. Sono stato ‘addestrato’ nella mia attività da un personaggio forte, dominante, di tipo “A”. Le sue parole erano schiette, dirette e per lo più corrette. Sono stato “sfidato” e motivato dal suo stile di leadership.
Quando ho intrapreso la mia carriera in una nuova organizzazione, ho cercato di essere come lui. Purtroppo il risultato era terribile. La mia voce non è franca né diretta. E la mia personalità non è poi così dominante. E pensare che utilizzare quei metodi fosse il modo più efficace per me per guidare gli altri, è stato un grosso errore. Mi ci sono voluti alcuni anni per capire che la mia voce è in grado di incoraggiare più che lanciare sfide. Sono un ottimista che – magari sbagliando – negli altri vede il buono, più che le aree di miglioramento. Nel corso degli anni, ho imparato a capire la mia voce e ho capito il modo migliore per me per invitare gli altri a cambiare vita. Il mio approccio è diverso da quello di chi mi ha insegnato tanto… ma è il modo giusto per me per guidare gli altri. E sono contento di averlo capito. Il mio unico rimpianto è di non averlo capito prima.
Tu sei un “influenzatore”. Hai la possibilità di cambiare la vita di coloro che ti circondano. Alcuni percepiranno la cosa con una certa dose di umorismo, altri senza. Alcuni a loro volta incoraggeranno delicatamente gli altri verso il cambiamento, altri li sfideranno con un linguaggio schietto e diretto. La verità è che abbiamo bisogno di tutti i diversi tipi di voci possibili per chiedere a questo mondo di virare verso la semplicità. Quindi non cercare di cambiare la tua voce. Cercala. Tienila stretta. E usala per il bene.
La newsletter offre poi i link ad alcuni post interessanti pescati qua e la nella blogosfera:
• Un articolo su semplicità e felicità scritto da Tammy Strobel (minimalista piuttosto nota in America per il fatto che oggi vive in una minicasa su ruote) pubblicato sull’Huffington Post: qui
• Un post di Becoming Minimalist sul fatto che tutti stiamo barattando la nostra vita per qualcosa, e sulla necessità che questo qualcosa sia il più importante possibile: qui
• Un altro articolo sull’Huffington Post scritto da una blogger, Katy Wolk-Stanley, che da ben 5 anni non compra nulla di nuovo (solo usato), con le dovute eccezioni: qui
• Ancora dall’Huffington Post, un pezzo scritto da Francine Jay (missminimalist.com) sui “15 pezzi di arredamento di cui in realtà non abbiamo bisogno”: qui
Infine, due storie tratte da media mainstream:
• Uno studio sulle famiglie americane con sempre più oggetti in casa e sempre meno tempo a disposizione (da boston.com): qui
• La storia di un’artista che per superare la propria dipendenza dallo shopping online, ha intrapreso una particolare terapia (dall’inglese Daily Mail): qui
A breve, la terza newsletter.
Ciao,
molto bello il pezzo sulla “voce”, la mia non è né dominante né incoraggiante, sembra piuttosto quella scherzosa di uno che ti prende per il c… e mi rendo conto che non è una buona cosa! Devo quindi stare attento alla mia comunicazione, che diventa molto particolare dato i limiti che ho citato prima, devo cercare di “comunicare” poco, le parole devono strapparmele. Se me le strappano, è minore il rischio che qualcuno si senta preso per i fondelli. Ognuno lotta con le armi che ha :-).
Ciao!
Io invece ho un problema di questo tipo: mi piace molto di più comunicare scrivendo che parlando. Credo sia un po’ una deformazione professionale (sono un giornalista, o almeno facevo il giornalista). Forse perché quando scrivo non ho davanti le persone con le quali sto comunicando, e quindi ho una maggiore considerazione per loro, mi immagino siano migliori di come forse in realtà sono. Invece quando parlo con le persone direttamemte, non riesco a fare a meno di notare che (spesso) assumono degli atteggiamenti, indossano delle maschere, fingono di essere qualcosa che poi non sono. Probabilmente anche io mi comporto così. Credo sia un meccanismo sociale ormai radicato, di autodifesa. Questa mia difficoltà purtroppo ha (ed ha avuto) conseguenze dirette sulla mia vita. Per esempio, nonostante abbia fatto quel lavoro per molto tempo, al contrario di molti miei colleghi non sono riuscito a crearmi un solido network di conoscenze, e quel poco che sono riuscito a fare, con il tempo è andato perduto a causa della mia scarsa capacità a coltivare questo tipo di rapporti. E questo, considerata la mia attuale difficoltà a ricollocarmi nel mondo del lavoro, si è rivelato un problema. Purtroppo la stessa cosa mi succede anche con le amicizie che sono poche e poco profonde…
Beh, sì, ha a che fare col carattere di ciascuno di noi, io non sono riuscito a crearmi un network per altri motivi: sono sempre stato in giro, ho sempre cambiato e non ho approfondito i rapporti in un unico ambiente o unico posto di lavoro, cmq è vero che i rapporti restano superficiali. A volte, mi è successo, possono anche divenire profondi, ma gli accadimenti della vita sono tali che a volte salta tutto per puro destino. Ciao.
Io non ci credo mica tanto al destino. Credo dipenda da noi, punto e basta…
Perfetto, io credo che NON dipenda da noi, se non in minima parte, punto e basta. No, senza punto e senza basta 🙂
Credo che la nostra vita non ci appartenga. E’ solo data in gestione temporanea. si fa quello che si può. Per quello che non si può… Ahi, discorso lungo, come si dice nel buddismo zen: l’importante è viverla lievitando ad un palmo da terra.
…bellissimo… mi toccherà approfondire il buddismo zen…