Becoming Minimalist: newsletter n. 6
by albi69
Sesta newsletter di Becoming Minimalist. Continuo a tradurre gli editoriali di Joshua Becker, anche se a dire la verità trovo che riguardino sempre meno gli argomenti di cui tratta questo blog, e sempre di più la necessità di diffonderli e le modalità per farlo. E questa non è esattamente la mia priorità.Visto però che i link offerti dalla newsletter sono sempre molto interessanti, per il momento andrò avanti in questo modo. Ecco l’editoriale:
Tu puoi fare la differenza
Una volta ho letto una citazione di quelle in grado di cambiarti la vita. Non era uno di quei pensieri semplici che suonano bene, ma che poi non sono in grado di provocare cambiamenti. Era, invece, una citazione che mi ha bloccato e mi ha fatto rivalutare del tutto le mie convinzioni. Purtroppo, non ho preso nota di dove l’avevo vista e ora non riesco più a trovarla da nessuna parte su Internet. Suonava più o meno così:
“Prima che tu possa avere successo, è necessario che tu creda di poter avere successo.”
Ho trovato l’ispirazione in questo mantra. Ora, tanto per essere chiari, non è stata una ispirazione del tipo “abbraccia il potere del pensiero positivo e ottieni un incredibile successo”. È stata piuttosto un’ispirazione che mi ha costretto a rivalutare le mie intenzioni, le mie motivazioni, i miei pensieri.
Vedete, chiunque voglia raggiungere il successo, prima di intraprendere le azioni necessarie, deve credere in due cose:
1) Deve credere di essere in possesso di qualcosa che merita il successo (ad esempio un prodotto, un servizio, o una filosofia).
2) Deve credere di essere in grado di diffondere questo qualcosa e di essere attrezzato per farlo ‘arrivare’.
Questa linea di pensiero ha cambiato per sempre la mia visione della scrittura e le mie possibilità di influenzare gli altri. Per la maggior parte della mia vita, non ho mai creduto che i miei pensieri potessero essere condivisi. Li conoscevo bene, ma non pensavo che potessero avere un valore anche per la vita degli altri. Di conseguenza, ero restìo a condividerli e non sfruttavo le opportunità che avevo di parlarne ad altri. In poche parole, non credevo che il ‘successo’ fosse qualcosa che potevo ottenere.
Non ero disposto a lavorare duro e a sforzarmi di più per diventare una persona influente, perché non credevo nel mio messaggio e/o nella mia capacità di comunicarlo. Il primo passo, quindi, è stato quello di convincermi semplicemente di possedere qualcosa di valore che doveva essere condiviso con gli altri.
Se vuoi diventare una persona influente, devi credere nel tuo messaggio. Ancora una volta, questo non è un semplice invito ad abbracciare il pensiero positivo. Sicuramente servono tempo ed energie da investire nel tuo messaggio, per renderlo qualcosa in grado di ispirare gli altri e di cambiar loro la vita. Ma una volta che lo sarà diventato, e che tu comincerai a credere veramente che lo sia, troverai la motivazione necessaria per riuscire a condividerlo.
E passiamo ai link:
• Come uscire dal tunnel dell’upgrade e smetterla di sprecare denaro in tecnologia. qui
• Come misurare l’autostima? Con quello che abbiamo o quello che siamo? qui
• Fantasia vs. realtà nel nuovo post di Leo Babauta qui
• 15 modi vincenti per impressionare gli altri qui
Dal mondo dei media:
• Gli smartphone hanno ucciso la noia? (da CNN) qui
• Un anno di spese ridotte per pagare un debito di 23.000 $ (da Yahoo Finance) qui
• Essere sepolti dalle nostre cose, non ci rende più felici (da Toronto Sun) qui
[…] numero 6 ella newsletter di The Minimalists, tradotta da Alberto di ViaggioLeggero. “Vedete, chiunque […]
E’ incredibile ma quest’autore non sta facendo altro che proporre tecniche di vendita (anzi, di andarsi a studiare tecniche di vendita).
Falla come vuoi ma alla fine sempre cocuzza è.
Se sei un bravo venditore, di oggetti, di te stesso, di sogni, se hai la tecnica, puoi vendere sia l’Iphone che la vita eterna che progetti per una decrescita felice. Ma se sei un bravo venditore non ti poni certi problemi, li vendi e basta. Il problema è quando uno non è bravo a vendere.
Ciao.
Sì, anche a me da un po’ fastidio questa sua verve nel fare proselitismo, la trovo esagerata. Non che venda il minimalismo, o le sue convinzioni. Però ci scrive dei libri e ne parla durante seminari e piccole conferenze. Insomma, ci campa. Questo ovviamente non significa che non ci creda. Ha unito l’utile al dilettevole. Va tutto visto in un’ottica americana, o meglio protestante, calvinista. Guadagnare non è peccato. E non è uno col villone e il suv. Per quanto ne so è uno che vive normalmente, non si circonda di lussi (magari avrà un bel conto in banca…).
Sì, è vero che l’ottica calvinista non si pone problemi col denaro, anzi li considera una benedizione, un segno. Il problema allora è: se hai quest’ottica, non ha senso parlare di decrescita o minimalismo, perché l’ottica opoosta (the money) non è affatto demonizzata, né combattuta, è accettata e basta. Insomma arricchirsi è un segno, come il lavoro intenso, con cui tu ricevi in questa vita una parte di ciò che è preparato, un messaggio. Devi soo fare la tua parte.
Però, se l’autore si rifà a questi principi, cade in contraddizione flagrante perché lo stesso minimalismo (come tendenza sociale e non come personale scelta di vita) non ha senso in una società siffatta. Non ha senso in quanto il lavoro intensivo, incessante, e il conseguente possibile arricchimento non rappresentano affatto un problema. Scopo della vita non è in questa vita, “qui” al massimo si conosce la volontà di dio, quindi non c’è un “spreco di vita inseguendo il denaro e il successo”, perché l’obiettivo, appunto, non è in questa vita. Non so se mi spiego. Non si può sprecare la vita inseguendo sogni inutili, in ogni caso, anzi il duro lavoro permette di conoscere la via della vita.
Certi problemi nascono all’infuori di un’ottica cristiana, perché si reputa che ciò che non fai in questa vita è finito per sempre.
A mio avviso è tutto un teatro, o meglio una “drammatizzazione” di eventi. L’evento c’è, ma rappresenta neppure l’1% di quello che ci si costruisce su.
Come si dice nello zen: “non è niente di speciale”. Lo si fa e basta. Solo che se fai e basta non acquista nessuno. Allora si costruisce tutto intorno. E’ 1% “inspirazione” e 99% “traspirazione”, come nell’arte. Si prende quell’1% di intuizione e si aggiunge il 99% di marketing.
Ma c’è un motivo, ed è questo, non si accetta che in fondo, quell’intuizione, minimalismo, decrescita, etc… “non è niente di speciale”, lo si fa e basta. si cerca eternaente qualcosa di “speciale” anche a costo di costruirlo a tavolino.